Denominazione araba che deriva dal verbo “tamazzaza” e allude al gesto di gustare una pietanza a piccoli bocconi, la mezzè indica uno dei piatti che meglio celebra la cultura gastronomica del Libano.
Nel Paese dei cedri, infatti, non è inusuale trovarsi di fronte a menu che propongono ai commensali cene a base di quaranta e, finanche, cinquanta piatti alla volta. Potrebbe essere altrimenti in un territorio che, pur piccolo, presenta una varietà climatica tale da offrire ai suoi chef un assortimento di materie prime con pochi eguali nel mondo?
Le mezzè libanesi risentono di questa varietà di ingredienti e di colori e, all’interno di esse, possiamo scoprire come entri, praticamente, di tutto.
A partire dalle verdure, che possono essere servite conservate, quindi in salamoia o sott’olio, oppure fresche. Tra i vegetali, in particolare, la cucina libanese predilige le rape, le melanzane, i cetrioli e le zucchine, e, ancora, i peperoni e i cavolfiori.
Del resto, non dobbiamo dimenticare che un ruolo molto importante nella composizione di una buona mezzè è svolto anche dai legumi, soprattutto i fagioli, che si usa spesso servire in tavola essicati.
La tipica mezzè libanese, infine, non è uno stuzzichino, così ci azzardiamo a tradurre in italiano questa parola, soltanto a base di verdure. Chi vorrà farne autentica esperienza, infatti, non potrà fare a meno di assaporarle con il kibbeh, le amatissime polpette preparate con carne di agnello.
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