giovedì 31 dicembre 2020

Il 2020 è stato un anno ricco di premi per le etichette di Mondodelvino, gruppo vitivinicolo che riunisce le cantine Poderi dal Nespoli, Cuvage, Ricossa e Barone Montalto. Dai vigneti piemontesi, passando a quelli forlivesi, fino a quelli siciliani, sono oltre 30 i vini che hanno conquistato ben 55 riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale.

Poderi dal Nespoli e Cuvage le cantine ad essersi maggiormente contraddistinte nelle valutazioni della critica. E il più alto riconoscimento è proprio per Cuvage che, dopo la vittoria nel 2019, conferma il suo Asti DOCG Acquesi, per il secondo anno consecutivo, Campione Mondiale degli spumanti aromatici al concorso Champagne&Sparkling Wine World Championship fondato da Tom Stevenson dove conquista anche tre medaglie d’oro con l’Asti DOCG Acquesi, l’Asti DOCG Acquesi (Magnum) e l’Asti DOCG "Millesimato 2014". La guida ufficiale di Merano WineFestival, The WineHunter Award, ha assegnato ad agosto l’Award Rosso a Il Nespoli Romagna DOC Sangiovese Superiore 2016 e alle bollicine metodo classico Cuvage Nebbiolo d’Alba DOC Brut Rosè 2016 e Cuvage Alta Langa DOCG 2016; inoltre, l’Award Gold è andato al Poderi dal Nespoli Prugneto Romagna DOC Sangiovese Superiore 2018. Punteggi assegnati anche da Gardini Notes al bianco Poderi dal Nespoli Famoso Rubicone IGT 2019 che si guadagna un 92/100 e al rosé della cantina Cuvage di Acqui Terme, che con il Ricossa Acqui DOCG Sei Anime 2018 si aggiudica un punteggio di 91/100. Anche 5Stars Wines di Vinitaly premia il Cuvage Metodo Classico Alta Langa DOCG 2015 con il punteggio di 93/100 e il Poderi dal Nespoli Prugneto Romagna DOC Sangiovese Superiore 2018 con 91/100, e li inserisce nella guida internazionale 5StarWines – the Book. Altri otto premi arrivano dalla guida Vinibuoni d’Italia 2021: tre spumanti metodo classico (Cuvage Metodo Classico Nebbiolo d’Alba DOC Brut Rosé 2016, Cuvage Metodo Classico Alta Langa DOCG 2016 e Cuvage Metodo Classico Blanc de Blancs Brut), due bianchi (Poderi del Nespoli Pagadebit Romagna DOC 2019 e Poderi dal Nespoli Nespolino Romagna DOC Trebbiano Bio 2019) e tre rossi (Poderi dal Nespoli Il Nespoli Romagna DOC Sangiovese Superiore 2016, Poderi dal Nespoli Prugneto Romagna DOC Sangiovese Superiore 2018 e Poderi dal Nespoli Nespolino Romagna DOC Sangiovese) ottengono dalle 3 alle 4 stelle. Numerosi i riconoscimenti anche all’estero: in Gran Bretagna con il prestigioso Decanter Wine Awards particolarmente apprezzati sono stati i vini rossi con cinque premiati di cui tre per la cantina Ricossa, uno per Poderi dal Nespoli e uno per la cantina siciliana Barone Montalto, seguiti dai due spumanti di Cuvage e da un bianco e un rosé rispettivamente di Poderi dal Nespoli e di Ricossa. Nei concorsi francesi primeggiano le bollicine di Cuvage: a Muscats du Monde il Cuvage Metodo Classico Asti DOCG 2014 vince l’Award Gold, al concorso Elle à Table riconoscimenti per il Cuvage Rosato Piemonte DOC Brut Acquesi e il Cuvage Valle delle Rose Brachetto d’Acqui DOCG Acquesi 2019 e, infine, e a Féminalise per il Cuvage Asti DOCG Acquesi. I vini rossi di Mondodelvino ottengono inoltre notevoli risultati sia dalla critica giapponese, con la premiazione di tre etichette di Ricossa al Sakura – Japan Women’s Wine Award, sia oltreoceano; in Texas, infatti, premiati da Texsom International Wine Awards il Ricossa Barbera Piemonte DOC Appassimento 2018 e il Barone Montalto Ammasso Rosso Sicilia DOC 2017, mentre il Beverage Tasting Institute valuta con un punteggio di 90/100 il Ricossa Nizza DOCG Tenuta Cà dei Mandorli 2015.
Mondodelvino si afferma anche quest’anno grazie ai suoi vini di qualità, frutto di un lavoro sempre più accurato dal grappolo al calice e apprezzato sia in Italia che in ambito internazionale.

mercoledì 30 dicembre 2020

Ristoranti chiusi e voglia di rilassarsi fanno volare il food delivery. Nel mondo occidentale una persona su quattro consuma cibo da asporto almeno una volta la settimana e con il lockdown quest'anno la tendenza è di una crescita ancora più netta. Ma per uno stile di vita sano è necessario prestare attenzione ad alcuni accorgimenti consigliati dai medici dell'Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo).

1. "Cibo da asporto" non è sinonimo di "fast food"

Generalmente i cibi pronti sono più ricchi in sale e calorie e meno ricchi in nutrienti, rispetto a cibi preparati a casa; il loro consumo abituale può comportare il rischio di sovrappeso/obesità. Meglio affidarsi a ristoranti di fiducia o al cibo da strada, preparato con ingredienti semplici. Se non si resiste alla tentazione del fast food, è consigliabile rifornirsi dalle catene che hanno implementato pratiche di promozione della salute: riduzione del sale, condimenti a minor contenuto di grassi (es. maionese low fat). Se in famiglia ci sono bambini, è opportuno scegliere opzioni che contengano anche cibi "buoni" (fette di frutta, yogurt).

2. Variare gli alimenti

Non è il singolo pasto che fa la differenza ma scelte alimentari equilibrate nel tempo. Consumando spesso cibo da asporto è importante variare le ordinazioni magari rivolgendosi a locali con differenti cucine (vegetariana, carne, pesce, ecc.). L'obiettivo è ricalcare nel lungo periodo il modello della piramide alimentare della dieta mediterranea. Inoltre, il suggerimento è di ricercare sempre informazioni nutrizionali e di corretta conservazione del cibo (es. per l'abbattimento e la catena del freddo per il pesce crudo), oltre alla tracciabilità degli alimenti.

3. Alimenti ricchi di fibre

Circa la metà delle calorie assunte con l'alimentazione dovrebbe provenire da cibi ricchi di carboidrati, come cereali, riso, pasta, patate e pane: è una buona idea includerne almeno uno ad ogni pasto. Alimenti integrali come il pane, la pasta e i cerali integrali contribuiscono al nostro fabbisogno di fibre. La frutta e la verdura sono fra le fonti più importanti di vitamine, minerali e fibre. Un bicchiere di succo di frutta fresca un frutto rappresentano uno snack ideale.

4. Attenzione al sale

l contenuto di sale nei cibi pronti è molto più elevato (e spesso in grande eccesso) rispetto ai cibi preparati a casa (1 porzione di purea di patate istantaneo ha un contenuto 20 volte maggiore di sale rispetto ad una porzione casalinga). Non aggiungere quindi altro sale. Se si sente l'esigenza di insaporire, sono preferibili le spezie.

5. Evita l'eccesso di alcool (anche se non devi guidare dopo il pasto)

Un bicchiere di vino durante il pasto può avere effetti benefici, come ci ricordano i dettami della dieta mediterranea, ma attenzione a non abusarne in quanto può diventare un gran nemico del benessere psico-fisico.

6. Gli elettrodomestici giusti per riscaldare

Il forno a microonde correttamente usato presenta pochissimi rischi per la salute. Anzi, la cottura a microonde - essendo più rapida - è in grado di preservare i micronutrienti contenuti negli alimenti rispetto ad altri tipi di cottura. Se si utilizza il forno a microonde, evitare contenitori in melamina che possono rilasciare sostanze tossiche durante la cottura.

7. E le precauzioni per il Covid?

Pur consapevoli che il "rischio zero" in medicina non esiste, va comunque detto che non si registrano segnalazioni di contagio attraverso il cibo, anche se l'origine del SARS-CoV-2 dovrebbe essere animale. È noto peraltro che negli ambienti refrigerati il Sars Cov2 si può diffondere facilmente. È d'obbligo la raccomandazione di lavarsi accuratamente le mani prima, dopo, e durante la manipolazione degli alimenti per evitare contaminazioni. La cottura del cibo (a temperature oltre 63° per oltre 4 minuti) dovrebbe eliminare la possibilità di contagio. Per quanto riguarda il consumo di alimenti crudi, come ad esempio la verdura? il consiglio è sempre quello di lavare accuratamente ciò che mangiamo, pratica igienica indispensabile da sempre.

martedì 29 dicembre 2020

James Suckling assegna a Brunello di Montalcino 2016 di Castiglion del Bosco il punteggio di 99/100 e lo ritrae come un vino "di stupefacente bellezza e complessità, con note caratteristiche di ciliegia, noce, tabacco e scatola di sigari. Ciliegie dolci. È corposo e profondo con grande intensità e potenza. Stratificato e bello. Tannini davvero raffinati. Una parte di fermentazione ad acino intero conferisce questo carattere aggiunto. Permane per minuti. Da provare dopo il 2025".

"Siamo davvero molto felici di questo risultato. I nostri vini sono il frutto di tanto lavoro, passione e visione. Dal 2003, anno in cui è iniziata l’attività a Castiglion del Bosco, sono stati fatti passi importanti senza mai perdere di vista gli obiettivi da raggiungere. Oggi siamo in una fase di grande soddisfazione per il mio team e per me e continuiamo la strada intrapresa con una motivazione sempre maggiore" afferma Massimo Ferragamo, proprietario di Castiglion del Bosco.

BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG 2016

Il Brunello di Castiglion del Bosco nasce dall’unicità del vigneto Capanna, situato a nord-ovest di Montalcino. Le caratteristiche peculiari di questo vigneto, quali l’isolamento naturale, I’aItitudine e il suolo, caratterizzato principalmente dalla presenza di scisti argillosi, trasferisce raffinata eleganza e grande personalità a questo prezioso vino. L’annata 2016 a Castiglion del Bosco è stata caratterizzata da un inverno e una primavera piuttosto miti con temperature minime più elevate della media. Questo ha portato a un leggero anticipo nel germogliamento e una bella espressione vegetativa delle viti. L’estate è stata fresca e mite rallentando Ie maturazioni che si sono protratte lente e molto equilibrate. Tannini maturi, ricchezza in colore e buone acidità hanno quindi caratterizzato il Sangiovese di questa eccellente annata. La vendemmia è iniziata con un leggero anticipo ed è terminata però intorno alla metà di ottobre come spesso accade nelle grandi annate. Si registra un ottimo equilibrio nelle maturazioni del Sangiovese, questo dovrebbe portare a vini ricchi ma anche molto eleganti. La fermentazione è avvenuta a temperatura controllata a 28° per 18 giorni. Il vino è poi passato in legno, dove è rimasto in affinamento per 24 mesi, parte in barrique e parte in botti da 30-50 hl in rovere francese, prima di essere imbottigliato. "Brunello 2016 è un vino di grande finezza ed eleganza. Complesso e ricco al naso, dove si colgono subito note di frutto rosso a bacca piccola, con dei sentori di erbe aromatiche, tra cui il timo e la foglia di alloro. In bocca si presenta a fruttato, con note di prugna, il finale ha un’interessante nota acida che dona un notevole equilibrio al vino, elegante e persistente. Vino destinato a lungo invecchiamento" ha dichiarato Cecilia Leoneschi, enologa Castiglion del Bosco.
Castiglion del Bosco è una delle tenute più grandi e storiche del territorio, la cantina è tra i soci fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino, nel 1967. Proprietà di Massimo Ferragamo dal 2003, Castiglion del Bosco è un luogo magico. Si estende su 2.000 ettari nel cuore della Val D’Orcia, Patrimonio dell’Umanità Unesco, con 62 ettari di vigneti. L’approccio naturale alla viticultura - certificazione biologica - unito ad una tecnologia all’avanguardia in cantina, hanno permesso di raggiungere eccellenti risultati in termini di qualità dei vini e un perfetto equilibrio nel vigneto. Il cuore della produzione, 250.000 bottiglie l’anno, è rappresentato da 4 etichette di Brunello di Montalcino DOCG, tra cui l’esclusiva edizione limitata Zodiaco, la riserva Millecento, il cru Campo del Drago; viene prodotto anche il Rosso di Montalcino e dal 2015 il Rosso di Montalcino cru Gauggiole. L’azienda agricola produce inoltre Chardonnay, olio extravergine d’oliva toscano, grappa e miele locale. L’elegante cantina accoglie al suo interno Millecento Wine Club, tra i più elitari nel mondo del vino e accessibile solo su invito, e propone diverse tipologie di tour, durante tutto l’anno, dalla degustazione di Brunello, all’arte dell’abbinamento con il formaggio, fino a prestigiose verticali con vecchissime annate, oltre ad un evento annuale per “vivere” la vendemmia. La gestione della cantina è affidata all’enologa Cecilia Leoneschi. La tenuta comprende inoltre: The Club, l’unico golf Club privato in Italia con 18 buche disegnate dal leggendario campione del British Open Tom Weiskopf su 210 ettari di morbidissime colline, e Rosewood Castiglion del Bosco, un resort 5 stelle L, situato nell’antico Borgo medievale, con 23 Suite, 11 Ville con piscina privata, Spa, 2 ristoranti, orto biologico e scuola di cucina.
Brunello di Montalcino 2016 di Castiglion del Bosco, una delle più grandi e storiche tenute di Montalcino, proprietà di Massimo e Chiara Ferragamo dal 2003, ottiene un grande riconoscimento: il secondo posto nella "Top 100 Wines of Italy 2020" di James Suckling, la classifica stilata ogni anno dal celebre critico del vino, dedicata alle eccellenze enoiche italiane.

lunedì 28 dicembre 2020

Ecco a voi una ricetta semplice e delicata realizzata dalla Foodblogger Debora di Madame’s Kitchen, arricchita con il Dado al Curry Bio Bauer e con il Gulasch Bauer, perfetta per festeggiare con gusto queste festività.
In una originale rivisitazione delle famose polpette romane, i Medaglioni di bollito che vi proponiamo oggi sono croccanti bocconi di bontà, accompagnati da una salsa alle mele e curry in grado di mescolare sapori naturali e autentici. Cosa aspettate a provarla?

Ingredienti per 4 persone: ‌ ‌

Per‌ ‌i‌ ‌medaglioni‌ ‌
- 300‌ ‌g‌ ‌di‌ ‌manzo‌ ‌magro‌ ‌per‌ ‌bollito‌ ‌
- 1‌ ‌carota‌ ‌
- 1‌ ‌costa‌ ‌di‌ ‌sedano‌ ‌
- 1‌ ‌cipolla‌ ‌
- 2‌ ‌foglie‌ ‌di‌ ‌alloro‌ ‌
- Chiodo‌ ‌di‌ ‌garofano‌ ‌q.b.
- 1‌ ‌cucchiaino‌ di ‌Gulasch ‌Bauer
- 500‌ ‌ml‌ ‌di‌ ‌acqua‌ ‌
- 1‌ ‌uovo‌ ‌grande‌ ‌
- 50‌ ‌g‌ ‌di‌ ‌Parmigiano‌ ‌Reggiano‌ ‌grattugiato‌ ‌
- Qualche rametto‌ ‌di‌ ‌prezzemolo‌ ‌fresco‌ ‌
- 4‌ ‌fette‌ ‌di‌ ‌pane‌ ‌in‌ ‌cassetta‌ ‌
- 1‌ ‌presa‌ ‌di‌ ‌sale‌ ‌
- Pan‌ ‌grattato‌ ‌q.b.‌ ‌
- Olio‌ ‌di‌ ‌semi‌ ‌di‌ ‌girasole‌ ‌q.b.

Per‌ ‌la‌ ‌salsa ‌ ‌
- 20‌ ‌g‌ ‌di‌ ‌burro‌ ‌
- 2‌ ‌mele‌ ‌Golden‌ ‌
- 1‌ ‌cipolla‌ ‌bianca‌ ‌medio‌ ‌grande‌ ‌
- 3/4‌ ‌di‌ ‌Dado‌‌ ‌al‌ ‌Curry‌ Bio ‌Bauer‌ ‌
- Curry‌ ‌in‌ ‌polvere‌ ‌q.b.‌ ‌
- 1/2‌ ‌bicchiere‌ ‌di‌ ‌acqua‌ ‌calda‌ ‌
- Sale‌ ‌e‌ ‌pepe‌ ‌q.b.‌ ‌

Procedimento: Iniziate‌ ‌preparando‌ ‌il‌ ‌bollito.‌ ‌In‌ ‌una‌ ‌pentola‌ ‌grande‌ ‌versate‌ ‌1‌ ‌litro‌ ‌d'acqua,‌ ‌unite‌ ‌le‌ ‌verdure‌ ‌lavate‌ ‌e‌ ‌mondate,‌ ‌i‌ ‌chiodi‌ ‌di‌ ‌garofano,‌ ‌l'alloro‌ ‌e‌ ‌il‌ ‌preparato‌ ‌per‌ ‌Gulasch Bauer.‌ ‌Portate‌ ‌al‌ ‌bollore‌ ‌dolcemente‌ ‌e‌ ‌unite‌ la‌ ‌carne‌ ‌di‌ ‌manzo.‌ ‌Abbassate‌ ‌la‌ ‌fiamma‌ ‌e‌ ‌lasciate‌ ‌cuocere‌ ‌avendo‌ ‌cura‌ ‌di‌ ‌eliminare‌, ‌con‌ ‌una‌ ‌schiumarola,‌ ‌la‌ ‌schiuma‌ ‌derivante‌ ‌dalla‌ ‌cottura‌ ‌della‌ ‌carne.‌ ‌Unite‌ ‌qualche‌ ‌grano‌ ‌di‌ ‌pepe‌ ‌e‌ ‌lasciate‌ ‌cuocere‌ ‌dolcemente‌ ‌per‌ ‌almeno‌ ‌3‌ ‌ore,‌ ‌fino‌ ‌a‌ ‌quando‌ ‌la‌ ‌carne‌ ‌non‌ ‌risulterà‌ ‌morbida‌ ‌e‌ ‌cotta.‌ ‌A‌ ‌quel‌ ‌punto‌ ‌scolate‌ ‌e‌ ‌lasciate‌ ‌raffreddare‌ ‌in‌ ‌un‌ ‌piatto.‌ ‌Prelevate‌ ‌anche‌ ‌la‌ ‌carota‌ ‌usata‌ ‌per‌ ‌il‌ ‌bollito‌ ‌e‌ ‌tenetela‌ ‌da‌ ‌parte. ‌ ‌
Mentre la carne cuoce ‌preparate‌ ‌la‌ ‌salsa‌ ‌alle‌ ‌mele.‌ ‌In‌ ‌una‌ ‌casseruola‌ ‌fate‌ ‌sciogliere‌ ‌il‌ ‌burro‌ ‌insieme‌ ‌alla‌ ‌cipolla‌ ‌tritata‌ ‌finemente.‌ ‌Unite‌ ‌le‌ ‌mele‌ ‌pulite‌ ‌e‌ ‌tagliate‌ ‌a‌ ‌cubetti‌ ‌ed‌ ‌il‌ ‌Dado‌ ‌al‌ ‌Curry Bio Bauer.‌ ‌Coprite‌ ‌con‌ ‌un‌ ‌po’ di acqua‌ ‌tiepida‌ ‌e‌ ‌lasciate‌ ‌cuocere‌ ‌dolcemente,‌ ‌girando‌ ‌di‌ ‌continuo‌ ‌fino‌ ‌a‌ ‌quando‌ ‌le‌ ‌mele‌ ‌non‌ ‌saranno‌ ‌completamente‌ ‌morbide.‌ ‌A‌ ‌questo ‌punto,‌ ‌con‌ ‌l'aiuto‌ ‌di‌ ‌un‌ ‌mixer,‌ ‌frullate‌ ‌il‌ ‌tutto‌ ‌fino‌ ‌ad‌ ‌ottenere‌ ‌una‌ ‌crema‌ ‌densa. Regolate‌ ‌di‌ ‌sale‌ ‌e‌ ‌pepe‌ ‌e‌ ‌aggiungete‌ ‌curry‌ ‌in‌ ‌polvere‌ ‌a‌ ‌seconda‌ ‌dei‌ ‌gusti, ‌‌per‌ ‌avere‌ ‌una‌ ‌salsa‌ ‌dal‌ ‌sapore‌ ‌più‌ ‌intenso. ‌ ‌
Preparate‌ ‌ora‌ ‌i‌ ‌medaglioni.‌ ‌Tagliate‌ ‌al‌ ‌coltello‌ ‌il bollito molto‌ ‌finemente‌.‌ ‌Frullate‌ ‌grossolanamente‌ ‌le‌ ‌fette‌ ‌di‌ ‌pane‌ ‌in‌ ‌cassetta‌ ‌(va‌ ‌bene‌ ‌anche‌ ‌del‌ ‌pane‌ ‌duro‌ ‌ammorbidito‌ ‌nel‌ ‌latte)‌ ‌e‌ ‌in‌ ‌una‌ ‌ciotola‌ ‌ampia‌ ‌unite‌ ‌i‌ ‌vari‌ ‌ingredienti:‌ ‌il‌ ‌bollito,‌ ‌il‌ ‌pane,‌ ‌il‌ ‌prezzemolo‌ ‌tritato,‌ ‌il‌ ‌formaggio‌ ‌grattugiato,‌ ‌l'uovo‌ ‌e‌ ‌la‌ ‌carota‌ ‌del‌ ‌bollito‌ ‌tagliata‌ ‌finemente.‌ ‌Mescolate‌ ‌e‌ ‌amalgamate‌ ‌con‌ ‌l'aiuto‌ ‌delle‌ ‌mani,‌ ‌poi‌ ‌iniziate‌ ‌a‌ ‌fare delle palline ‌di‌ ‌circa‌ ‌40‌ ‌g l’una. ‌Usate‌ ‌un‌ coppa-pasta‌ ‌del‌ ‌diametro‌ ‌di‌ ‌6‌ ‌cm‌ ‌per‌ ‌dare‌ ‌a‌ ‌ciascuna‌ ‌pallina‌ ‌la‌ ‌forma‌ ‌di‌ ‌un‌ ‌medaglione,‌ ‌poi‌ ‌ripassate‌ ‌ogni‌ ‌medaglione‌ ‌nel‌ ‌pan-‌grattato. ‌‌Riscaldate‌ ‌l'olio‌ ‌di‌ ‌semi‌ ‌e‌ ‌quando‌ ‌sarà‌ ‌arrivato‌ ‌a‌ ‌temperatura‌ ‌cuocete‌ ‌per‌ ‌pochi‌ ‌minuti‌ ‌i‌ ‌medaglioni‌ ‌da‌ ‌entrambi‌ ‌i‌ ‌lati. ‌ ‌Lasciate‌ ‌asciugare‌ ‌su‌ ‌carta‌ ‌assorbente‌ ‌e‌ ‌servite‌ ‌ancora‌ ‌caldi‌ ‌accompagnati‌ ‌dalla‌ ‌salsa‌ ‌alle‌ ‌mele‌ ‌e‌ ‌curry‌.
Un consiglio in più: se volete un sapore ancora più sfizioso potete completare il piatto con ‌una‌ ‌dadolata‌ ‌di‌ ‌pomodorini‌ ‌ ‌aromatizzati‌ ‌al‌ ‌timo. ‌

domenica 27 dicembre 2020

Il giorno del nostro compleanno è un giorno di allegria, in cui ci si sente dei veri protagonisti. Amici e parenti ci fanno sentire la loro vicinanza ricordandosi di questo avvenimento e facendoci gli auguri.
È ovvio che, soprattutto i bambini, vivono l’attesa di questo giorno con grande trepidazione, perché sanno che festeggeranno con una bella torta e riceveranno tanti regali.
Forse molti non sanno che la parola compleanno non deriva né dal greco né dal latino ma dallo spagnolo, dalle parole "cumplir" e "ano" che formano "cumpleano".
In alternativa, dovremmo usare l’espressione genetliaco, cioè anniversario della nascita, ma è una parola che fa arricciare il naso per quanto suona antiquata!
In ogni caso, ciò che conta è che questa ricorrenza è un’occasione per fare festa e intorno ad essa si sono affermate tutta una serie di usanze ormai trasformate in vere e proprie tradizioni.

Senza torta, che compleanno sarebbe?

La tradizione più radicata è senz’altro la torta di compleanno. Non si tratta di un dolce specifico, di solito si sceglie una ricetta che incontri i gusti del festeggiato e si adatti al genere di invitati.
Nel caso ci siano molti bambini si preferiscono dolci semplici, pan di Spagna leggeri e farciture gustose, evitando l’uso di liquori o aromi troppo decisi, come il caffè.

Ma ci si può sbizzarrire con le decorazioni!

L’arrivo della torta in tavola è il momento culminante della festa, quello in cui tutti si stringono intorno al festeggiato e cantano in suo onore l’intramontabile canzoncina “Tanti auguri a te”, famosa in tutto il mondo.
E questo vale sia per i bambini che per i grandi. Alla comparsa della torta, anche loro tornano piccoli, almeno per qualche momento!

Ma è sempre stato così?

Festeggiare il proprio compleanno può sembrare una tradizione che affonda le radici nei secoli della storia ma, in realtà, è un’usanza piuttosto recente.
Il compleanno ha di fatto soppiantato l’Onomastico e l’abitudine a preparare una torta si è diffusa solo nell’800, quando lo zucchero, e altri ingredienti, sono diventati accessibili anche al popolo.

Le torte di compleanno di solito sono tonde, sapete perché?

Per rispondere a questa domanda bisogna fare un salto all’indietro di diversi secoli, fino agli antichi Greci che, si dice, siano stati gli inventori di queste torte speciali.
Era loro usanza celebrare la dea Artemide, custode della Luna, e per farlo preparavano dei dolci rotondi e bianchi che evocavano la forma del satellite.
In più, aggiungevano delle candele, per ricrearne la luminosità.
È incredibile che tutto questo ci sia stato tramandato da così lontano, eppure, la torta di compleanno con le candeline è davvero irrinunciabile.
E che dire del desiderio che bisogna esprimere prima di soffiare sulle candele?
Anche questa è una tradizione antica che attribuisce al fumo il compito di trasportarlo fino al cielo.

Le torte di compleanno di oggi

Al giorno d’oggi le torte di compleanno sono un po’ cambiate rispetto a quelle degli antichi Greci. Anzitutto, non sono bianche ma allegre e colorate.
La decorazione ha un ruolo molto importante, tanto che i pasticceri fanno a gara a chi inventa la guarnitura più originale.
Il nome del festeggiato viene riportato sulla torta diventando, spesso, un vero e proprio elemento decorativo che prende forma con pasta di zucchero, confetti colorati o cioccolato.
Si può persino ricreare una fotografia commestibile, per ornare il dolce più personalizzato che ci sia!
E per finire, una candelina per ogni anno che si compie, da spegnere in un sol soffio per avere la garanzia che il proprio desiderio si avveri!
Ma perché il proprio compleanno sia un vero successo si deve offrire una torta che sia davvero buona. Allora bisogna rivolgersi ad un pasticcere di fiducia, che impieghi solo ingredienti di prima scelta.

sabato 26 dicembre 2020

Planeta presenta Repertorio 1694: il nuovo wine club rivolto a chi da sempre ne segue la storia, i luoghi e i suoi vini. Il nome nasce dalla passione per la musica di molti componenti della famiglia e dall’anno di acquisizione, per via di matrimonio, dell’Ulmo, la prima delle tenute Planeta. I membri del Club avranno accesso a una selezione di bottiglie introvabili, collezionate a partire dal 1995, quando ha avuto inizio il "Viaggio in Sicilia" di Planeta: da Menfi a Vittoria, da Noto all’Etna e a Capo Milazzo. Nel corso degli anni, ha preso corpo un vero e proprio repertorio, ampio e complesso, espressione di varietà differenti, autoctone e internazionali, di cinque diversi territori della Sicilia e dell’andamento climatico delle varie annate. Vini da collezione, conservati accuratamente a temperatura controllata e via via assaggiati per verificarne l’evoluzione nel tempo, nella Cantina Dispensa a Menfi.

Le bottiglie che in questi anni si sono espresse meglio, adesso sono a disposizione dei sottoscrittori del Club. L’iscrizione a Repertorio 1694 avverrà soltanto tramite invito e avrà la durata di un anno, durante il quale si riceveranno 12 bottiglie in due soluzioni; inoltre, si potrà partecipare a esperienze riservate ai soci: tasting guidati, eventi privati e acquisti en primeur, solo per citarne qualcuna. 
"Dal primissimo anno di attività abbiamo iniziato a conservare piccole quantità di quei vini che ci sembrava potessero migliorare notevolmente con l’invecchiamento" afferma Alessio Planeta "Man mano che negli anni le assaggiavamo, ci siamo convinti che avevamo fatto bene! Adesso è giunto il momento di condividerle con gli appassionati e poiché queste bottiglie non sono - ahimè - tantissime, abbiamo deciso di riservarle ai clienti storici, a chi da anni apprezza il nostro lavoro".
Le informazioni riguardanti il Club sono disponibili sul sito web dedicato repertorio1694.planeta.it ovvero inviando una mail a repertorio1694@planeta.it.
Planeta è un'azienda vitivinicola con una storia di diciassette generazioni e tra le più importanti in Sicilia: 394 ettari e sei cantine dislocate in cinque territori (Menfi, Vittoria, Noto, Etna e Capo Milazzo). Con l’obiettivo di valorizzare singolarmente ogni territorio attraverso un grande lavoro di ricerca, spaziando dall'adattabilità delle varietà internazionali ai vitigni autoctoni fino a quelli reliquia, Planeta è tra le prime realtà in Sicilia e in Italia ad essersi dedicata all’enoturismo di eccellenza: a visite e degustazioni di vini si aggiungono esperienze naturalistiche e culturali ritagliate sul territorio di ciascuna cantina. Oltre alle attività in campo vitivinicolo Planeta si occupa della produzione di olio IGP nell’Oliveto Capparrina ed è attiva nel campo dell'ospitalità. La Foresteria Planeta di Menfi, con le sue 14 camere circondate da un incantevole giardino mediterraneo e il ristorante che propone le antiche ricette della tradizione famigliare, esprime la più genuina essenza e lo stile unico dell'ospitalità della famiglia. Palazzo Planeta nel centro storico di Palermo si compone di sette eleganti appartamenti, per ricreare una raffinata atmosfera casalinga che racconta lo spirito del buon vivere siciliano. Planeta è anche produttore di cultura in tutto il territorio attraverso grandi progetti: nel campo dell’Arte con "Viaggio in Sicilia", nel Teatro con "Sciaranuova Festival" sull’Etna e nella Musica con "Santa Cecilia in Musica": un vero e proprio mosaico di iniziative pensato per far vivere al meglio "l'Esperienza Sicilia". Etica della produzione e rispetto dell’ambiente, del paesaggio e della cultura di ogni luogo, anche attraverso un'agricoltura sostenibile e duratura, cantine e strutture perfettamente integrate nel paesaggio, amore per la terra di appartenga e passione sono i valori che guidano da sempre l’azienda.

venerdì 25 dicembre 2020

Quaranta case associate al Consorzio che producono 70 diverse etichette di Alta Langa Docg; 90 viticoltori, 3 milioni di chilogrammi di uva raccolti dalla vendemmia della scorsa estate su circa 300 ettari di vigneto (1/3 chardonnay, 2/3 pinot nero), 2 milioni e mezzo di bottiglie che vedranno la luce tra non meno di 30 mesi, come prevede il disciplinare, lasciate ad affinare nelle cantine. Un valore commerciale di prodotto stimabile circa 100 milioni di euro. Questa, in numeri, la fotografia attuale della denominazione Alta Langa.

In un anno di incertezze e complessità, il Consorzio Alta Langa ha saputo ripensarsi e scegliere obiettivi ambiziosi, senza perdere il senso della progettualità, del rigore e della forte coesione tra i diversi attori del sistema.
Dichiara il presidente del Consorzio, Giulio Bava: "In un periodo con minori occasioni di incontro, le vendite inevitabilmente rallentano ma l'Alta Langa non teme flessioni: produrre Alta Langa è un mestiere da ottimisti, che ci insegna il senso dell'attesa. Questo 2020 di difficoltà colpisce relativamente la nostra denominazione perché i millesimi che abbiamo oggi sul mercato sono quelli del 2015 e 2016 e sono tutti venduti in quanto la produzione di allora era inferiore al milione di bottiglie".

AVVIATO LO STUDIO PER UN DOSSIER TECNICO SULL’ALTA LANGA - Nel 2020 è stato approvato e avviato un articolato piano di studi e di ricerche che condurrà alla realizzazione di un dossier tecnico e di racconto completo della denominazione.
Attraverso la collaborazione di esperti, si approfondiranno e si codificheranno aspetti rilevanti che vanno dai miti e dalla storia delle alte bollicine piemontesi fino alle caratteristiche del terroir; dagli indirizzi in materia di sostenibilità fino all’impatto economico della denominazione sulle colline di Langa; dalla conservazione delle bottiglie fino alle tecniche di servizio, la degustazione dei vini e gli abbinamenti.
Lo studio sarà indirizzato in primo luogo ad accrescere la consapevolezza e la cultura dell’Alta Langa Docg tra i produttori e avrà una funzione divulgativa.

L’ALTA LANGA DEDICA A TORINO IL SERVIZIO FOTOGRAFICO INVERNALE - Per il suo servizio fotografico invernale, Alta Langa ha scelto Torino: le inconfondibili atmosfere del capoluogo sabaudo, tra la magia delle luci d’artista, piazze, strade ed eleganti architetture, la collina che abbraccia sinuosa il corso del Po e il fascino dell’arco alpino con le cime innevate sullo sfondo, saranno protagoniste degli scatti che il Consorzio sta realizzando in questi giorni. Ognuno degli scatti - circa quaranta in totale - sarà dedicato a uno specifico produttore e a una sua cuvée di Alta Langa.
Le foto saranno pubblicate giorno dopo giorno sui profili Facebook e Instagram del Consorzio (@altalangadocg) e prossimamente raggruppati in una gallery sul sito istituzionale (www.altalangadocg.com) nutrendo e rafforzando quel sentimento di "Orgoglio Piemontese" che ancora oggi, come nei primi anni di vita del Consorzio, ispira l’Alta Langa.

ALTA LANGA DOCG - L’Alta Langa Docg è il metodo classico tradizionale del Piemonte. Una denominazione con una storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco.
È fatto di uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi.
L’Alta Langa è esclusivamente millesimato, riporta cioè sempre in etichetta l’anno della vendemmia.

giovedì 24 dicembre 2020

PARIGI. Il Tè Bianco del Verbano si è piazzato al primo posto nella categoria dei tè bianchi al 3° concorso internazionale Teas of the World, l’unica competizione europea rivolta ai produttori di tè, organizzata dall’Agenzia Francese per la Valorizzazione dei Prodotti Agricoli (AVPA).

L’AVPA Tea Contest

Il Concorso sul Tè AVPA è unico nel suo genere, basato su criteri gastronomici piuttosto che normati su uno standard, alla ricerca di un profilo sensoriale sorprendente piuttosto che consensuale. È la prima volta che un Paese consumatore di tè si dota di un organo indipendente per la promozione delle buone pratiche nella produzione e nella commercializzazione del tè.

Tè dal mondo, terza edizione

Questa terza edizione di Teas of the World è stata la più competitiva della sua storia, con il maggior numero di campioni di tè in gara e la giuria più illustre mai riunita.
La competizione era aperta a tutti i produttori di tè autorizzati dalle autorità locali competenti e a questa edizione hanno aderito aziende di 21 tra i maggiori Paesi produttori al mondo, tra cui Cina, India, Indonesia, Giappone, Kenya, Malawi, Nepal, Taiwan, Thailandia, Vietnam, per un totale di ben 220 referenze presentate in gara.
Il concorso era diviso in 6 categorie, rispettivamente quella dei tè verdi, dei tè bianchi, gialli, wulong, neri (rossi) e fermentati, a loro volta suddivise in 33 sotto-categorie e i migliori di ogni categoria hanno ottenuto, a seconda del loro merito, la medaglia Gourmet Oro, Gourmet Argento o Gourmet Bronzo.

Il Tè bianco del Verbano

Alla competizione ha preso parte anche il nostro Paese, rappresentato dal massimo esperto italiano del settore, il maestro Marco Bertona – tea taster professionista diplomato in Cina e Delegato italiano presso il Gruppo Intergovernativo sul Tè della FAO – che ha portato in gara il Tè Bianco del Verbano, che ad oggi è un marchio registrato.
Un tè coltivato e lavorato in Italia, prodotto in edizione speciale e limitata per celebrare la prima Giornata Mondiale del Tè proclamata dall’ONU, nonché primo tè italiano ad essere commercializzato.
"Sono onorato di essere stato premiato con la medaglia Gourmet Oro per il Tè Bianco del Verbano. Un importante riconoscimento da parte di una giuria indipendente di esperti. Ed è un onore aver raggiunto questo piazzamento, tra così tanti apprezzabili prodotti ed autorevoli produttori" ha detto ancora Marco Bertona.

La doppia vittoria del tè italiani nel mondo

In realtà il professor Bertona non è nuovo a queste prodezze. Già lo scorso anno si aggiudicò il Gold Award con il Tè Nero del Verbano, nientedimeno che in Cina, nella patria del tè, al 2019 International Black Tea Tasting Competition.
Un concorso internazionale per i tè neri e riservato ai soli produttori, organizzato dal Tea Industry Committee of China, un’agenzia governativa del Ministero dell’Agricoltura cinese.
Anche in quella competizione il tè italiano del maestro Bertona primeggiò, a sorpresa, su di un centinaio di candidati provenienti dai maggiori Paesi produttori di tè al mondo, tra cui Cina, Nepal, Kenya e Vietnam, aggiudicandosi l’ambito premio.

La giuria che fa la differenza

"Quest’anno sono stato attratto dalla competizione organizzata dall’AVPA, non solo per la peculiarità del concorso, ma anche per la qualità della giuria, composta non solo da esperti internazionali di tè, ma anche da accreditati professionisti del settore gastronomico. Ragion per cui, un apprezzamento da una siffatta giuria verso il tè da me prodotto, non può che rendere orgogliosi e onorati" racconta Bertona, ancora visibilmente emozionato.
Una giuria indipendente composta da 50 giudici, tra cui alcuni tra i più importanti tea buyer ed esperti di tè europei, oltre ad autorevoli specialisti nell’arte culinaria. Un panel di giudici, quindi, non solo molto qualificato e capace, ma anche attento a interpretare le tendenze del mercato e a cogliere le novità del settore.
Al termine della competizione sono state assegnate 22 medaglie Gourmet Oro, 27 Gourmet Argento e 28 Gourmet Bronzo (vedere nota 3).

Un tè 100% made in Italy

Questo prestigioso riconoscimento per il nostro Paese, è l’ennesima conferma della capacità italiana di produrre un prodotto eccellente e innovativo anche in nuovi settori di mercato, e il maestro Bertona, che ormai merita di diritto di essere considerato l’Alchimista del Tè Italiano, ha aperto la strada verso un nuovo inizio e potenziale filiera del Tè Made in Italy.

mercoledì 23 dicembre 2020

I giorni delle feste "spaventano" sempre un po’ tutti gli amanti della linea, ma non solo! Pranzi e cenoni ci lasciano spesso appesantiti, apportando un surplus che raggiunge fino a 1.500 calorie, lasciandoci anche con 5 chili in più.

Quest’anno, con l’introduzione della zona rossa in tutta Italia nei giorni di festa, e il divieto di uscire, medici e nutrizionisti temono che in molti possano riversare sul cibo la frustrazione delle restrizioni e il dispiacere di non avere vicino le persone care.
Per non dover fare troppe rinunce e salvaguardare linea e salute, la soluzione sta semplicemente nello scegliere i giusti abbinamenti degli ingredienti e il giusto metodo di cottura, che non vuol dire rinunciare a pasta, fritti o dolci, secondo il Metodo Cucina Evolution. Si tratta di uno stile alimentare che mette in pratica i principi della Culinary Nutrition, di cui Chiara Manzi, nutrizionista italiana e docente universitaria, è la massima esperta in Europa. Una sorta di evoluzione della dieta mediterranea, che tiene conto di tutte le ultime scoperte e ricerche in ambito alimentare.
"In molti casi, le festività natalizie sono un vero e proprio attentato alla linea e alla salute, con un eccesso di cibo ingurgitato, grassi e zuccheri in abbondanza a discapito delle fibre. – Commenta la dottoressa Chiara Manzi – Con questo non voglio certo dire che in questi giorni speciali si debba star lì a pesare ogni alimento, dicendo di no ad ogni piccolo extra che ci viene proposto. Semplicemente, imparare a cucinare i propri pasti in modo più salutare e scegliendo ingredienti che ci facciano bene ci aiuterà a restare sani più a lungo, senza ingrassare e, soprattutto, continuando a mangiare ciò che più ci piace".
Nel suo ultimo libro, "Cucina Evolution. BuonaDaVivere!", edito da Art Joins Nutrition, la dottoressa dedica un intero capitolo al Natale, fornendo anche alcune rivisitazioni delle ricette della tradizione, indicando il giusto modo per prepararle.
Si parte con un antipasto a base di erbazzone, tipica specialità reggiana che permette di fare il pieno di fibra, senza modificare gli ingredienti della tradizione, con i grassi di poco più di un cucchiaino di olio! Il segreto sta nel bilanciamento di ogni ingrediente e nell’aggiunta di inulina, fibra solubile in grado di rallentare l’assorbimento di grassi e zuccheri a livello intestinale. È importante, poi, fare attenzione alla cottura in forno, per non imbrunire troppo l’impasto, evitando la formazione di sostanze dannose per il nostro organismo.
Si prosegue, poi, con un piatto immancabile sulle tavole natalizie di tutta Italia: i tortellini in brodo ripieni di carne. Anche in questo caso, la tradizione si fonde con il benessere, aggiungendo inulina alla sfoglia per la pasta, permettendo di ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri a livello intestinale, con uno sconto sulle calorie. Il ripieno conserva gli ingredienti della tradizione, basta sapere dosare bene i vari componenti ed accostare alla mortadella un buon prosciutto crudo pulito dal grasso visibile.
Per la Viglia di Natale, invece, la dottoressa suggerisce dell’ottimo salmone al pepe rosa su un letto di verza. Un piatto buono e che fa bene al cuore, poiché il salmone è un pesce ricco in Omega 3, grassi polinsaturi che riducono il rischio di malattie cardiovascolari e fanno bene alla memoria. Una porzione di questo piatto ci regala il 70% della dose di Omega 3 raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Infine, non può certo mancare il dolce della tradizione: i cantucci natalizi, qui proposti in una versione gluten free, da accostare ad un buon calice di Vin Santo che possiamo concederci senza sensi di colpa. Il segreto? Una porzione contiene i grassi e gli zuccheri rispettivamente contenuti in mezzo cucchiaino di olio e di zucchero semolato e le fibre di tre piatti di insalata, merito della frutta secca e dell'aggiunta di inulina, la fibra solubile estratta dalla cicoria in grado di favorire l'equilibrio della flora intestinale.

martedì 22 dicembre 2020

Le Donne del Vino del mondo si alleano per pensare a nuove strategie per il rilancio dell’enoturismo e del wine business nell’era post Covid. È quanto emerso dal meeting internazionale di Associazioni al femminile che si occupano di vino: quest’anno, l’incontro si è svolto online a un anno esatto di distanza dalla convention in rosa promossa dalle Donne del Vino italiane a SIMEI Milano 2019. Un momento di riflessione e di confronto per capire come i vari Paesi e le Donne del Vino stiano vivendo l’emergenza pandemica, che ha inflitto un duro colpo a tutto il settore vino non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

"È tempo di rimboccarsi le maniche e pensare a come ripartire e con quali iniziative nel 2021 – dice Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino – Aver creato una rete di Donne del Vino ci dà una visione internazionale e ci aiuta a pensare nuovi scenari per l’anno che verrà. Stiamo già lavorando a un grande evento mondiale, a marzo, che unirà idealmente tutte le donne che producono e si occupano di vino".
Rappresentate undici Nazioni del mondo: ogni associazione ha raccontato, non solo la propria esperienza, ma ha fornito alcuni dati significativi sull’economia del mondo del vino e del turismo enogastronomico. Vediamo nel dettaglio.

Australia - Le australiane di The Australian Women in Wine Awards – run by The Fabulous Ladies’ Wine Society che si sono dette «molto scoraggiate». Sono aumentate molto le vendite on line di vino, ma l’epidemia di Covid rischia di creare grossi problemi in vendemmia e non sanno ancora se le autorità australiane consentiranno la raccolta manuale a gennaio. Hanno avuto un solo lockdown nazionale ma alcune regioni hanno dovuto chiudere una seconda volta. Le restrizioni sono ancora in vigore e i confini australiani sono chiusi a tutti i viaggiatori se non per comprovate necessità. Gli ordini diretti alle aziende vitivinicole sono crollate mentre le vendite dirette ai consumatori sono aumentate.

Georgia - Difficile il mercato anche per le produttrici georgiane. La Georgian Association of Women Winemakers racconta che hanno avuto un boom enoturistico nel 2019 che si è arrestato con l’arrivo del coronavirus. Il calo delle vendite di vino è stato dal 30% al 50% mentre il turismo del vino ha avuto una flessione di oltre il 50%

Argentina - Le argentine di A.MU.V.A. si sono presentate in gruppo in un’enorme arena tutta rosa: in estate, hanno portato avanti le loro attività con degustazioni e workshop on line; a luglio hanno fatto un brindisi virtuale per celebrare l’anniversario dell’Associazione. Il lockdown è stato molto difficile, ristoranti e bar sono stati chiusi per un periodo, le vendite in cantina sono diminuite del 30% mentre il turismo vitivinicolo ha subito un calo di più del 50%.

Francia - Le più scoraggiate le Femmes de Vin: il lookdown è stato terribile per il wine business e il vino veniva venduto quasi solo al supermercato e consumato dai francesi. Un grande aiuto per le cantine è stata la distillazione e il declassamento dei vini in tipologie più semplici. La seconda ondata del Covid è stata la peggiore e i ristoranti rimarranno chiusi anche a Natale.

Germania - Organizzatissime le tedesche di Vinissima che hanno messo in campo come le italiane moltissimi progetti. Le cantine possono vendere ma non offrire degustazioni. I consumatori bevono vino soprattutto a casa. Vinissima ha organizzato delle degustazioni on line aperte a tutti con Master of Wine e personaggi di rilievo del mondo del vino che commentano le bottiglie delle donne del vino. Hanno organizzato anche un forum on line sul wine business al femminile.

Nuova Zelanda - Le Women in Wine NZ hanno dovuto cancellare gli eventi ed è stato impossibile convertirli on line. Ma una notizia è positiva: per la prima volta, nel premio per i giovani enologi, ci sono molte donne. Inoltre, riferiscono del successo ottenuto dal turismo in campagna e a contatto con la natura, nelle terre del vino, perché è considerato quasi una cura contro la depressione causata dal lookdown. Hanno avuto due blocchi il primo di circa 8 settimane e un secondo di 3 settimane ma circoscritto ad alcune zone. In nuova Zelanda sono state condotte molte campagne a sostegno dei prodotti nazionali, la perdita di vendite nell’esportazione è stata in parte recuperata dagli acquirenti locali. Anche per il turismo si è lavorato molto sul cercare di incrementare quello locale.

Austria - L’associazione 11 Frauen und Ihre Weine riferisce che hanno avuto grande successo le vendite dirette che in qualche caso sono avvenute mettendo le scatole di vino all’esterno delle cantine per evitare i contagi. Lo shopping e gli eventi sono stati convertiti on line o in situazioni inedite come le librerie. Hanno avuto due lock down, il primo dal 13 marzo al 15 maggio e il secondo è iniziato il 4 novembre. Le vendite in cantina sono diminuite meno del 30% stesso risultato per il turismo vitivinicolo. Purtroppo il turismo nelle grandi città come Vienna e Salisburgo è diminuito dell’80%.

Croazia - Le WOW – Women on Wine sono riuscite a organizzare comunque gli eventi e in particolare quelli riguardanti i vitigni autoctoni, mettendo in atto precauzioni e controlli sanitari dei partecipanti, È stato possibile fare attività dal vivo solo in estate, il resto è stato spostato on line. I membri della loro associazione sono aumentati e ora sono circa 200. Per quanto riguarda il lock down nonostante ci sia stato un blocco di un paio di mesi il turismo del vino è calato dal 30% al 50%.

Cile - Fortissimo impatto da Covid dove stanno cercando di sviluppare il turismo del vino e l’e-commerce. L’Asociación Mujeres Del Vino Chile (MUV) spiega che ora il turismo verso il Cile si è fermato del tutto. Il governo sta finanziato i protocolli sanitari e una nuova campagna intitolata “Se vai in una vigna” e gli eno-tickets. L’associazione ha aumentato i membri adesso riunisce 92 donne del vino, il secondo anniversario dell’associazione viene celebrato on line con una piattaforma che serve per vendere vino ma anche per dare opportunità di lavoro. Il piano di prevenzione attuato da parte del governo cileno è stato chiamato “Step by step” e prevede 5 fasi in base alle problematiche regionali che vanno dalla quarantena all’apertura avanzata. I grandi focolai si sono sviluppate nelle grandi città. Le vendite sono diminuite del 30%, quelle direttamente nelle cantine anche del 60% mentre il turismo del vino è drammaticamente calato ben oltre il 50%.

Perù - Nelle grandi città come Lima e Ica (grande polo vitivinicolo) non c’è stato un calo delle vendite anzi le produttrici che hanno le aziende vicino a queste città si sono organizzate molto bene con la vendita on line. Mentre nei piccoli comuni, nelle vallate lontane dai grandi centri la situazione è disastrosa anche perché in alcune zone non ci si riesce a collegare a internet e questo ha penalizzato sia le vendite on line che le degustazioni on line, anche se il covid a oggi non è arrivato. Ora in Perù è estate c’è un po’ di turismo locale ma la situazione della pandemia è disastrosa e a breve chiuderanno tutto.

lunedì 21 dicembre 2020

(Horecanews)

Temi trattati assieme all’europarlamentare, Paolo De Castro, al direttore generale Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Roberto Calugi, e al sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate.

Proprio L’Abbate è intervenuto sull’agenda legata alla norma sul sistema di certificazione, che porterà l’Italia ad avere un unico riconoscimento anche in etichetta. "Saremo i primi in Europa – ha detto - ad avere uno strumento di questo tipo, in grado di garantire la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un modello, quello del vino, che sarà di esempio anche per altre filiere, come quella olivicola e dell’ortofrutta". Secondo Uiv, l’iter sulla certificazione concertato dal Mipaaf ha registrato di recente una forte accelerazione; già lunedì prossimo è prevista una revisione avanzata del testo mentre l’obiettivo è ora di avere la norma approvata entro la fine di gennaio. Con questa tempistica, l’adesione delle aziende è prevista già per il mese di marzo, in tempo per certificare la vendemmia 2021. In arrivo, secondo il sottosegretario L’Abbate, anche ulteriori 10 milioni di euro di fondi per lo stoccaggio dei vini: "Con grande probabilità la misura sarà approvata in Legge di Bilancio – ha concluso". Uiv richiede che il provvedimento riguardi anche i vini imbottigliati.
Al Consiglio nazionale di fine anno si è inoltre saldata la partnership con i pubblici esercizi. "Stiamo definendo - ha detto il segretario Generale Uiv, Paolo Castelletti – una forma di coordinamento con la Fipe; un percorso comune che sia in grado di pensare e proporre un ‘pacchetto ripartenza’ per il rilancio dei settori una volta conclusa la fase di emergenza sanitaria”. Per il dg Fipe Roberto Calugi, sono 60mila in Italia le imprese della ristorazione a rischio chiusura, falcidiate da un calo del volume d’affari di 36 miliardi (96 miliardi di euro il fatturato precedente) a cui si aggiungerà un’ulteriore perdita di 4 miliardi nel fine anno. Per Calugi: “Il balletto sulle chiusure di questi giorni rappresenta una totale mancanza di rispetto verso il settore, che ancora oggi non sa se e come organizzarsi per le prossime festività. Un comparto che mediamente acquista produzioni alimentari per 20 miliardi di euro l’anno e questo dimostra quanto sia uno sbocco strategico per il vino".
In materia di promozione, Unione italiana vini ha infine chiesto al ministero delle Politiche agricole una integrazione di fondi sulla misura Ocm, per effetto dell’incremento del contributo pubblico riservato alla campagna 2020-2021 (dal 50% al 60%), che comporta un maggior intervento sul plafond di circa 8 milioni di euro. "I progetti a valere sul bando nazionale hanno da sempre dimostrato di essere i più efficaci. Sarebbe sbagliato – ha concluso Castelletti – risolvere l’esigenza con tagli alla misura, vista la necessità delle imprese di investire in promozione per rilanciare l’immagine del vino italiano all’estero".

domenica 20 dicembre 2020

Un focus sull'importanza dell’azione collettiva e coordinata, della logica operativa del fare sistema e sulla conseguente necessità di collaborazione tra pubblico e privato, tra istituzioni e consorzi, tra mondo associazionistico e produttivo. Questo il tema centrale dell’Assemblea dei Soci del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP che si è tenuto questa mattina in modalità a distanza e che ha ospitato tra gli altri, gli interventi istituzionali dell’Eurodeputato membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Onorevole Paolo De Castro, del Direttore di OrIGin International Massimo Vittori, del Capo Dipartimento ICQRF Felice Assenza, di Mauro Rosati, Direttore Generale di Qualivita e OrigIn Italia, di Piero Bonato Direttore Generale CSQA, del Direttore Generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica del Ministero delle Politiche Agricole Oreste Gerini ed anche del presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP Enrico Corsini.

Ciò che è emerso con più forza dagli interventi, infatti, è la buona riuscita dei risultati fino ad oggi raggiunti dal Consorzio stesso, messi in evidenza da tutti i relatori, sia per la partecipazione attiva e propositiva, sia sul fronte della promozione strategica per la valorizzazione delle DOP e IG italiane sia per la tutela anche in campo internazionale. Risultati frutto soprattutto dell’importante sodalizio costituitosi tra le parti, con pubblico e privato coinvolti parimenti per perseguire un fine comune di promozione e valorizzazione di questo prodotto iconico del territorio e della cultura modenese. Un’azione strategica e sinergica che vuole rilanciare l’imponente lavoro fino ad oggi svolto per la tutela dell’autenticità e il valore dell’Aceto Balsamico di Modena nel mondo.
L’Onorevole Paolo De Castro, dopo i saluti a tutti i presenti, ha sottolineato quanto sia importante utilizzare bene le regolamentazioni comunitarie: "Il regolamento sulla qualità e sulle evocazioni ha consentito un primo punto importante a favore dell’Aceto Balsamico di Modena, un lavoro di tutela fatto con il Direttore Federico Desimoni e con il mio staff a Bruxelles che oggi ci permette di esser maggiormente tutelati. L’importanza dei prodotti certificati italiani in Europa – ha continuato l’Onorevole De Castro - cresce ed all’estero ci invidiano, cercano di erodere fette di mercato che abbiamo conquistato con la fatica dei nostri produttori, con la qualità dei prodotti conseguenza della cultura e della tradizione dei territori di origine”. Nel mettere in evidenza quanto sia importante sfruttare bene le regolamentazioni comunitarie, l’Onorevole De Castro ha concluso: “Dobbiamo fare in modo che i Consorzi siano sempre più forti e coesi per gestire insieme la battaglia della tutela e per sostenere i prodotti certificati all’interno del mercato. Ci vuole capacità organizzativa in grado di gestire l’offerta, il regolamento omnibus ci viene in soccorso e con l’OCM cercheremo di rinforzare le strutture attuali, dalla gestione della tutela fino all’immissione del prodotto nel mercato. Dobbiamo crescere e portare avanti il made in Italy".
"Nell'assemblea odierna – afferma il Presidente del Consorzio Mariangela Grosoli – abbiamo riflettuto sulle iniziative attuate dal Consorzio in questo anno particolarmente difficile ed inatteso. Nonostante le difficoltà conseguenti la pandemia, il Consorzio ha continuato l'attività strategica di programmazione di progetti importanti volti alla promozione e alla tutela del prodotto, lavorando a stretto contatto con tutti gli enti e le istituzioni che apportano valore al mondo delle IG. Abbiamo lavorato al fine di creare strumenti utili per i produttori e per tenere alta l'attenzione sul prodotto in Italia e nel mondo. Quando il mercato sarà pronto a ripartire ci saranno molte più opportunità e ripartiremo più forti di prima".
Il Capo Dipartimento dell’ICQRF, Felice Assenza, ha garantito a-priori un supporto alle azioni del Consorzio confermando la piena disponibilità ad affiancarlo nelle tante iniziative in corso e più in generale nella lotta al mondo del fake.
Collaborazione con le Istituzioni sottolineata anche dal Direttore del Consorzio Aceto Balsamico di Modena, Federico Desimoni: "La presenza a questo evento consortile di importanti rappresentanti di istituzioni e del mondo associazionistico di livello nazionale, comunitario e internazionale sottolinea l’importanza dell’azione corale e coordinata, della collaborazione e del sostegno reciproco tra settore pubblico e privato, tra singoli Consorzi e loro associazioni. Riteniamo che queste coordinate rappresentino i valori fondanti tanto della nostra azione consortile quanto dell’intero mondo dei prodotti DOP e IGP".
Nel corso dell’Assemblea sono stati altresì presentati i progetti del Consorzio per il futuro prossimo, a partire dal Passaporto digitale dell’ABM, ovvero il Contrassegno di autenticità per la certificazione delle bottiglie in collaborazione con CSQA e Poligrafico e Zecca dello Stato. Contestualmente sono stati introdotti anche i dettagli del pegno rotativo in collaborazione con l’Istituto Bancario Credit Agricole e formulate riflessioni e proposte circa il sistema di segmentazione per l’Aceto Balsamico di Modena.

sabato 19 dicembre 2020

È un dato di fatto: anche durante il lockdown gli italiani non rinunciano alla birra, che continua a rappresentare per molti un piacere, una gratificazione da assaporare in più occasioni, possibilmente in compagnia, anche virtuale.

La ricerca condotta a fine settembre dall’Istituto Piepoli per Osservatorio Birra, conferma che la birra viene consumata soprattutto in compagnia della famiglia (66%) e rappresenta la bevanda della convivialità per un italiano su due. Una bottiglia stappata insieme, rappresenta, anche visto il periodo storico che stiamo vivendo, un momento di piacere e di condivisione. Anche con un brindisi virtuale, ciascuno dallo schermo del proprio computer.
E se Birra Moretti lo sa da sempre che gli affetti sono i "luoghi del cuore" degli italiani, secondo una ricerca Toluna di luglio 2020, Birra Moretti è il brand di birra che più rappresenta proprio i due valori di familiarità (42%) e convivialità (41%).
Se per uno su tre c’è sempre una buona occasione per stappare una bottiglia, è la cena il momento in cui la maggior parte degli italiani (74%) preferisce degustarla, magari abbinandola a un piatto preparato ad hoc.
Birra Moretti, che da anni promuove il consumo della birra a tavola e in "buona compagnia", sembra dunque rispondere perfettamente alle nuove curiosità degli italiani che, in un momento di restrizioni, non rinunciano al piacere di una birra e alla scoperta di nuovi sapori. Con la sua lunga storia e la sua ricca gamma, Birra Moretti è la birra (anzi il brand di birre) ideale per fare compagnia agli italiani anche durante questo difficile periodo.
Non sorprende, quindi, che Birra Moretti Ricetta Originale sia la birra più scelta dalle famiglie italiane (30,8%).
Nata a Udine nella seconda metà dell’800 per volere di Luigi Moretti come un piccolo birrificio fino a conquistare il mercato mondiale, Birra Moretti può vantare una tradizione secolare, perfetta per soddisfare anche i più curiosi in materia di storia birraria, un’esperienza lunga oltre 160 anni che ha portato alla creazione di una vasta gamma di birre oltre alla iconica Birra Moretti Ricetta Originale. Oggi quella di Birra Moretti è una grande famiglia composta da numerose referenze che si differenziano per gusto, stile e gradazione alcolica, ma capaci di incontrare i gusti più diversi, di abbinarsi alla perfezione a piatti e ad appetizer e soprattutto di rispondere all’attenzione degli italiani per le materie prime: la naturalità degli ingredienti unita all’esperienza dei Mastri Birrai, ha reso famosa Birra Moretti in Italia e nel mondo come una birra ‘genuina’ e ‘di qualità’.

venerdì 18 dicembre 2020

Dalla provincia di Catanzaro arriva un nuovo Presidio Slow Food: il fagiolo di Cortale. Anzi, in un certo senso ne arrivano cinque, perché tanti sono gli ecotipi di questo legume interessati dal progetto. Parlando di fagiolo cortalese, infatti, intendiamo cinque diverse varietà: la reginella bianca (detta "ammalatèddha"), la reginella gialla, la cannellina bianca (o rognonella per la forma simile a un rene), la cocò gialla (nota anche come "limunìdu") e la cocò bianca.

Una ricetta tipica per ogni varietà di fagiolo

Cortale, dove vivono meno di duemila abitanti, è situato nel centro dell’istmo di Catanzaro, il punto più stretto della Calabria. Trentacinque chilometri appena che dividono il Mar Ionio, a est, dal Mar Tirreno, a ovest. La cittadina di Cortale, in particolare, è posta tra il torrente Pilla e il fiume Pesipe: un’area particolarmente fertile, ricca di acqua, storicamente vocata all’olivicoltura e alla coltivazione di grano, mais, ortaggi e soprattutto dei rinomati fagioli. "Di queste colture si ha notizia fin dagli anni Trenta del Novecento" spiega Alberto Carpino, referente per la Calabria dei Presìdi Slow Food, e secondo alcuni documenti anche in epoche più lontane, databili intorno alla fine dell’Ottocento.
Di certo c’è che il territorio ha una profonda vocazione per i fagioli, un legame testimoniato dai molti utilizzi in cucina da parte delle famiglie di quest’area. Per ogni varietà c’è una ricetta tipica: la cocò gialla si gusta lessa e condita con un filo d’olio extravergine d’oliva, mentre la reginella si sposa alla perfezione con la pasta corta. La cannellina si cucina spesso con le scilatelle, tipico primo piatto calabrese; le cocò, invece, si esprimono bene nella tradizionale zuppa di funghi e fagioli. E poi, naturalmente, c’è la fagiolata: "L’immagine alla quale sono più legato è un ricordo di quand’ero bambino: quella della pignatta, il contenitore di terracotta utilizzato per cuocere i fagioli sul camino di casa" ammette Carpino.
Nonostante i molti utilizzi, negli scorsi decenni la produzione è andata lentamente diminuendo, a causa dello spopolamento e dell’arrivo di altre varietà di fagioli.
Negli ultimi anni, però, l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco e agronomo Francesco Scalfaro, ha valorizzato i semi conservati dai contadini custodi, scommettendo sul progetto del Presidio Slow Food come strumento di valorizzazione del prodotto e del territorio, della protezione della biodiversità e della tutela dei produttori, che oggi sono una dozzina.
Le superfici coltivate (tutte in biologico) rimangono tuttavia ancora piuttosto ridotte.
"Nella sola Cortale, complessivamente abbiamo circa 7 ettari di terra coltivata a fagiolo, a cui si aggiungono alcuni terreni nei comuni limitrofi di Jacurso, Maida e San Pietro a Maida" prosegue Carpino.

Un patrimonio da non disperdere

"La prima persona a parlarmi di questo fagiolo è stata una signora di Cortale, una produttrice che qualche anno fa mi spiegò di come la sua famiglia coltivasse i fagioli da generazioni, ma sempre con un metodo molto artigianale, senza alcun aiuto della tecnologia" ricorda Mariangela Costantino, referente per la biodiversità della condotta Slow Food di Lamezia Terme. La semina, la raccolta, la battitura e la “spulicatura”, cioè la selezione dei fagioli migliori, avvengono infatti manualmente. Proprio quest’ultima fase, nella quale si tengono da parte i fagioli da seminare per il raccolto dall’anno successivo, è un momento molto atteso: "È abitudine invitare a casa propria l'intera famiglia, sedersi attorno al tavolo tutti insieme e scegliere i legumi migliori - prosegue Costantino - È una festa, un’occasione di incontro, una vera tradizione".
Adottare un metodo di produzione così spiccatamente manuale, o addirittura «arcaico» per usare le parole di Carpino, se da un lato rappresenta una peculiarità certamente da conservare, dall’altra può rappresentare anche un rischio: "Il fatto che la produzione non fosse assicurata da vere realtà economiche, ma da persone spesso anziane che coltivano queste varietà soltanto per arrotondare lo stipendio vendendo i fagioli alle fiere di paese, quando non per mera passione, ha fatto sorgere in me il timore che questo patrimonio gastronomico, culturale e sociale potesse andare perduto" aggiunge Costantino.

Verso il futuro

Scongiurare questo pericolo è lo scopo della Comunità Slow Food del Presidio fagioli di Cortale, a cui aderiscono i produttori, quattro ristoratori e altrettanti sostenitori: "L’obiettivo è far crescere la consapevolezza del valore che hanno questa terra e questa coltivazione, e al contempo anche mettere in guardia dal rischio di perderlo - prosegue Costantino - Vogliamo invogliare i produttori a investire in una linea di lavorazione, introducendo macchinari come seminatrici di precisione e facendo sì che condividano queste tecnologie tra di loro".
Non si tratta di stravolgere il modo di lavorare, ma di favorire l’utilizzo di alcune strumentazioni affinché quella dei fagioli di Cortale sia un’attività che assicuri un reddito: "Se le persone del posto intendono dare un futuro a questa produzione, l'utilizzo di macchinari che agevolano la lavorazione in tutte le sue fasi è indispensabile, così come un adeguato packaging per la commercializzazione del prodotto, che gli consenta di distinguersi e farsi riconoscere dal consumatore" conclude Rosanna Caglioti, portavoce della Comunità. "La pandemia di Covid-19 può rappresentare per molti giovani l’occasione di ripensare alle proprie abitudini e stili di vita, sposando questo progetto agricolo. Occorre però che vi siano concrete possibilità e opportuni condizioni per renderlo possibile".
L’area di produzione dei fagioli di Cortale Presidio Slow Food comprende il comune di Cortale e alcune aree confinanti dei comuni di Jacurso, Maida e San Pietro a Maida, in provincia di Catanzaro.
Il Presidio Slow Food dei fagioli di Cortale è sostenuto dal Comune di Cortale e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

giovedì 17 dicembre 2020

Le specialità pan-asiatiche di wagamama arrivano nel cuore del Serravalle Designer Outlet con l’apertura del quinto ristorante in Italia. Dalla piazza del lusso dell’outlet prende forma un elegante dehor che estende i suoi 150 mq fino all’interno del ristorante dove ci sono 150 posti disponibili, oltre ai 116 esterni, per una superficie totale di circa 450 mq. Nel locale lavorano 25 giovani tutti neoassunti.

Cristian Biasoni, AD di C&P sottolinea che "nonostante le difficoltà di questo periodo storico, siamo lieti di constatare che il format wagamama continua a raccogliere l’entusiasmo dei clienti e siamo certi che appassionerà anche quelli dello storico outlet di Serravalle, uno dei più importanti in Italia. Il nostro impegno è quello di portare un’offerta variegata e di qualità a chi, durante i propri acquisti nei Centri Commerciali, Shopping Mall, centri cittadini, Outlet, Retail Park, vuole ritagliarsi una pausa di gusto. E sicuramente l’asian food segue un trend ormai consolidato che wagamama, con la sua forte identità, non può che incrementare".
La cucina a vista, elemento tipico di wagamama, si fonde con finiture naturali e materiche per donare alla vista il comfort di un’ambientazione calda e avvolgente. Ad accogliere i clienti, un menù gustoso, sano e bilanciato, preparato con elementi sempre freschi e di alta qualità. Tra le tipiche specialità, i deliziosi ramen e il tradizionale donburi (riso cotto al vapore e saltato in padella con pollo, manzo o gamberetti e verdure miste), il teppanyaki (noodles saltati alla piastra con carne, pesce o verdure), ma anche i menù vegetariani e vegani, per una proposta che parla al palato di tutti.
Non solo. Il locale di Serravalle è pronto a servire i clienti anche con lo speciale "Good morning wagamama". Le porte del ristorante si aprono infatti alle 9.00 del mattino con un menù colazione che propone brioches, caffetteria, centrifughe, te caldi, cornetti vegani, ma anche una specialità dal profumo orientale, i dorayaki – dolce tipico giapponese – con marmellata e crema al cioccolato.
Tanti ingredienti e un denominatore comune: diffondere positività "from bowl to soul", base della filosofia stessa del brand, racchiusa nell’iconico motto "positive eating for a positive living".
E per accedere direttamente e comodamente dal proprio smartphone a tutti i servizi riservati agli amanti della cucina pan-asiatica, c’è la nuova App wagamama con cui è anche possibile prenotare il proprio tavolo e pagare il conto finale con un semplice click, senza tempi di attesa all’ingresso e alle casse del locale, oltre ad accumulare sconti dedicati.
Tra gli altri strumenti messi a disposizione dall’applicazione, l’ordinazione take-away, un servizio che l’insegna accompagna con un packaging eco-sostenibile, confezioni speciali nel pieno rispetto dell’ambiente. La nuova App wagamama permette di accedere anche allo speciale programma fedeltà che, come una sorta di videogioco a tre livelli - Ninja, Samurai e Sensei - assegna un numero di punti proporzionale a spesa e ingressi: un modo in più per ringraziare i suoi clienti con sconti dedicati.
Quello di Serravalle è il quinto ristorante wagamama in Italia, dopo il primo inaugurato nel 2017 nell’Orio Center a Bergamo, quello nell’aeroporto di Malpensa e i due nel centro di Milano, in Via San Pietro all’Orto e nello Shopping District di CityLife. Nel mondo se ne contano oltre 190 in ben 22 paesi.
A proposito di wagamama: propone cucina di ispirazione giapponese in grado di unire cibo fresco e nutriente ad un servizio amichevole dal buon rapporto qualità-prezzo. Dall’apertura del primo ristorante a Londra nel quartiere di Bloomsbury nel 1992, wagamama ha proposto una nuova esperienza gastronomica nel Regno Unito ed è attualmente presente in 22 paesi con più di 190 ristoranti.
Wagamama ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui il premio Confimprese 2018 come miglior format premium internazionale in Italia e il prestigioso premio britannico per l'azienda migliore e più ammirata nei CGA Peach Hero e Icon Awards 2017. Sempre nel 2017 ha ricevuto il multiple casual dining award come marchio dell'anno e, in precedenza, il CGA Peach Honours Award nel 2015 come "Best Evolutionary Brand". Da ricordare anche il il Consumer Choice Award nel 2014 (votato da oltre 20.000 consumatori inglesi) come brand numero uno del Regno Unito. wagamama è presente in Italia dal 2017, con locali nell’aereoporto di Malpensa, a Milano (via San Pietro all’Orto e nello Shopping District di CityLife) e nel centro commerciale Orio Center (BG).
C&P è la società nata nel 2019 da un accordo con il Gruppo Percassi e Chef Express per la creazione di un operatore di riferimento nell’offerta di ristorazione multi-brand, dedicato al settore dei Centri Commerciali, Shopping Mall, Outlet e Retail Park.
C&P, controllata da Chef Express, si posiziona come punto di riferimento per gli sviluppatori e gestori dei centri commerciali, shopping mall, outlet e retail park con un’offerta di ristorazione moderna ed efficiente, competitiva e diversificata su più marchi. L’azienda opera gestendo in licenza i marchi di Piadina di Casa Maioli, Caio Antica Pizza Romana e Wagamama, con circa 15 locali distribuiti in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Toscana. L’azienda ha un importante piano di sviluppo di nuove aperture per i prossimi anni.
Chef Express, società controllata dal Gruppo Cremonini, nel 2019 ha realizzato ricavi totali consolidati per 662 milioni di Euro, di cui oltre il 70% derivante dalle attività in concessione (stazioni, aeroporti e autostrade in Italia, e a bordo treno all’estero). Nel settore della ristorazione in concessione Chef Express è leader in Italia nel mercato dei buffet di stazione, con punti vendita in 49 scali ferroviari, è presente nel settore della ristorazione aeroportuale in 12 aeroporti italiani, e gestisce 54 aree di ristoro sulla rete autostradale italiana e sulle strade di grande comunicazione. Nel mercato della ristorazione a bordo treno Chef Express è leader in Europa con oltre 140 treni serviti quotidianamente in 5 Paesi Europei. Nel canale dei mall e centri commerciali opera con la società C&P. Infine nella ristorazione commerciale controlla le catene casual dining Roadhouse Restaurant e Calavera, e la catena inglese Bagel Factory.

mercoledì 16 dicembre 2020

Pinterest è una piattaforma dove si trova ispirazione e si fanno progetti per il futuro. Ogni mese sono più di 400 milioni le persone in tutto il mondo che lo usano per andare a caccia di idee da trasformare in realtà. Nel 2020, durante la pandemia, Pinterest è stato un punto di riferimento per tanti utenti che hanno cercato ispirazione su temi come cibo, moda, fai da te e intrattenimento. In questo anno a dir poco incredibile Pinterest ha assistito a un'evoluzione significativa nel comportamento delle persone, che prevediamo continuerà anche nei prossimi anni.

Alla fine di ogni anno, il team di Pinterest analizza le ricerche emergenti e fa una previsione delle tendenze da tenere d'occhio per l'anno successivo. L'anno scorso Pinterest ha annunciato 100 tendenze per il 2020, che si sono realizzate nell'80% dei casi. I dati che l'azienda fornisce hanno una valenza strategica, perché permettono ai brand di sfruttare i temi e le idee che stanno iniziando a suscitare l'interesse dei nostri utenti, idee che non sono ancora tendenze ma che lo diventeranno nei mesi a venire.
Pinterest Predicts non è un report come tanti altri e non elenca le tendenze del passato. È un report sulle tendenze che non sono ancora tendenze, ma che lo diventeranno in futuro. In altre parole, prevede cosa avrà successo il prossimo anno in diversi ambiti con oltre 150 tendenze che spopoleranno nel 2021.

FOOD
Le stelle Michelin illuminano la cucina di casa: Nel 2020 le persone hanno trascorso molto più tempo ai fornelli. L'anno prossimo daranno libero sfogo alla creatività con piatti che non hanno nulla da invidiare ai migliori ristoranti, guarniti e impiattati come fanno i veri chef.
Aumento rispetto all'anno precedente delle ricerche di:
- pane artistico +130%
- guarnizioni per il cibo +55%
- impiattamento gourmet +105%
- cheesecake basca +10x
- ricette di tè fatto in casa +60%
Il super piccante è il nuovo umami: Questa tendenza riguarda solo i palati più coraggiosi. Nel 2021 le persone metteranno da parte i sapori delicati e si cimenteranno in piatti che definire piccanti è riduttivo.
Aumento rispetto all'anno precedente delle ricerche di:
- salsa al tomatillo per enchilada +75%
- ricette di pasta con pollo cajun +55%
- ricetta gelatina ai peperoncini jalapeño +2x
- ricetta miele piccante +155%
- salsa per poké bowl hawaiana +70%
Salumi e formaggi lasciano spazio a leccornie di ogni genere: Chi pensa che un tagliere possa contenere solo formaggi e salumi, si sbaglia di grosso. I millennial e la generazione Z non si accontentano di spuntini a base di pane e affettati. Quest'anno i taglieri saranno un tripudio di caramelle, frutta, marmellate e cibo messicano.
Aumento rispetto all'anno precedente delle ricerche di:
- idee tagliere per colazione +5x
- tagliere di caramelle +2x
- tagliere di dolci +3x
- tagliere di frutta +2x
- tagliere di cibo messicano +155%

martedì 15 dicembre 2020

È l’anno di Follador Prosecco. Dopo le recenti vittorie GOLD, Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. Extra Dry 2019 è eletto Miglior Prosecco del 2020 al The Champagne & Sparkling Wine World Championships 2020, la più prestigiosa competizione dedicata ai raffinati champagne e spumanti provenienti dai cinque continenti.

La punta di diamante della produzione Follador è un vero orgoglio del Made in Italy, simbolo del successo di un’azienda storica del territorio di Valdobbiadene ma anche, e soprattutto, di una grande famiglia. Da oltre 2 secoli e ben 9 generazioni infatti, i Follador mettono a disposizione il proprio know-how nella valorizzazione della cultura vitivinicola italiana, anche oltre i confini nazionali.
"Questo risultato è arrivato grazie ad un grande lavoro di squadra che ha coinvolto tutta la nostra famiglia e rende omaggio alla tradizione storica che rappresentiamo - sostiene Cristina Follador, Direttore Commerciale e Marketing dell’Azienda – sulla base di un sapere centenario abbiamo sperimentato tecniche di vinificazione innovative per esaltare ancor più la qualità dei nostri vini – e prosegue – secondo il nostro esclusivo Metodo Gianfranco Follador infatti abbiamo innalzato ancora una volta il vessillo dell’eccellenza italiana nel mondo".
Il neoeletto miglior Prosecco, annata 2019, deriva da un periodo di celebrazione intriso di significato, nell’anno della ricorrenza dei 250 anni dall’ascesa della tradizione enologica familiare. Siamo nel 1769 infatti, quando il Doge Alvise IV di Venezia riconobbe e attestò la superiorità dei vini prodotti dall’antenato Giovanni Follador, che in quell’epoca lontana destinò a vigneto tutte le proprie terre, dando origine ad un viaggio nell’eccellenza che si è tramandato fino ai nostri giorni. Forte della sua tradizione, Follador Prosecco è una realtà in continuo movimento che, grazie all’entusiasmo e alla costanza dei suoi componenti, vanta risultati di primordine nell’interpretazione di questo classico della tradizione veneta.
Per quel che riguarda Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. Extra Dry 2019, è un vino piacevolmente fruttato, capace di esprimere un delicato equilibrio di mela golden, pesca, pera e sentori floreali di glicine; è stato già ampiamente ricoperto d’oro dalla stessa accreditata giuria del The Champagne & Sparkling Wine World Championships 2020 e al Vinoway Wine Selection di ottobre.

lunedì 14 dicembre 2020

Per conoscere un’altra cultura, cosa c’è di meglio se non assaggiare la sua cucina tradizionale? Ogni Paese è ben rappresentato proprio dai suoi piatti tipici e la tavola è un terreno d’incontro davvero speciale. Spesso tanti pregiudizi su un popolo svaniscono non appena si ha l’occasione di apprezzare la varietà della sua cucina, e le distanze si accorciano.

È quello che succede con Cina e Giappone, paesi lontani, del tutto diversi dall’Occidente, con tradizioni talmente differenti dalle nostre che può sembrare che non ci possa essere un punto d’incontro tra le nostre culture.
Eppure, noi italiani sappiamo dare il giusto valore alla buona cucina perciò non possiamo non riconoscere la ricchezza e la particolarità della gastronomia asiatica.
Lo dimostra il successo che hanno negli ultimi tempi i ristoranti di cucina cinese e giapponese nella nostra Penisola.

Stasera ho voglia di sushi

Sono sempre di più le persone che si avvicinano incuriosite a questa diversa tradizione culinaria, trasformandosi in breve tempo in esperti conoscitori, capaci di ordinare con sicurezza un piatto di sashimi piuttosto che uno di tempura.
Questa cucina esotica non ha molto in comune con quella mediterranea, cui siamo abituati. Ciò nonostante, c’è una certa analogia nella cura e nell’attenzione con cui vengono preparati e sistemati i piatti.
Sul fatto che una portata debba essere un piacere sia per il gusto che per la vista siamo tutti d’accordo, occidentali e orientali.
Il cibo giapponese trova la sua massima espressione nell’utilizzo del pesce crudo, uno degli ingredienti principali del piatto più famoso, il sushi.
Però, questa prelibatezza si deve poter gustare con la garanzia che sia stata posta la massima attenzione alla sicurezza igienica degli ingredienti.

Fresco, anzi freschissimo

Chi propone cibo giapponese deve conoscere tutte le norme che regolano la conservazione degli alimenti crudi e le procedure di abbattimento della temperatura, necessarie per evitare la proliferazione di batteri e per eliminare eventuali parassiti.
Per esempio, il verme Anisakis, che infesta molti tipi di pesci, può passare all’uomo con facilità e provocare disturbi anche piuttosto gravi, se non vengono seguite alla lettere tutte le indicazioni.
Una volta accertato che il ristorante rispetta tutte le norme igieniche non conviene farsi distrarre da altre questioni ma godersi lo spettacolo di ogni piatto che viene servito.

Una galleria d’arte a tavola

I giapponesi danno molta importanza a come viene presentata ogni pietanza.
È come un’opera d’arte, un quadro composto con gli elementi che formano la portata, accostati in base alla forma e al colore in simmetrie perfette. Cibo da mangiare con gli occhi prima ancora che con la bocca. I cinesi prediligono i cibi cotti ma hanno in comune con i loro vicini diversi ingredienti, basilari in entrambe le cucine: riso, pesce e salsa di soia.

Per fare un salto in Asia

Diversi ristoranti scelgono di offrire sia un menù giapponese che uno cinese, lasciando ai clienti il piacere di optare per l’uno o per l’altro, o anche di provare un mix di piatti iconici delle due gastronomie. È come fare un viaggio virtuale che racconta della lontana Asia attraverso i suoi sapori esotici.
Questo è l’intento dei proprietari di Hanaki, ristorante a Pieve di Cento in provincia di Bologna, che propone un’accurata selezione di piatti tipici della cucina giapponese e di quella cinese. Tutte le specialità, dal classico involtino primavera al sushi, vengono preparate con molta attenzione perché si vogliono servire pietanze gustose e di grande impatto visivo.
Hanaki è un ottimo esempio di ristorante cinese-giapponese a Pieve di Cento, un’idea per chi vuole passare una serata piacevole all’insegna della buona cucina.
Con ristoranti come Hanaki il lontano Oriente è davvero più vicino.

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